L’ Azione Cattolica: una bella palestra di democrazia

L’Azione Cattolica di oggi è figlia di quel vento di novità introdotto dal Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965). L’immagine inedita di Chiesa che ne emerge è quella del “Popolo di Dio”( Lumen Gentium, cap. II ).

Un popolo di battezzati, uguali per dignità, chiamati alla Santità, collaborando, secondo il proprio carisma e ministero e nella specifica condizione di vita, all’unica missione della Chiesa: l’annuncio della Buona Novella. Da qui discende una delle scelte caratterizzanti l’Azione Cattolica post-conciliare: la Democraticità. Ma cosa comporta concretamente questa opzione? Essenzialmente la possibilità di vivere l’esperienza associativa in maniera responsabile e costruttiva. Ogni aderente all’Azione Cattolica “assume la responsabilità di prendere parte attiva alla vita associativa e di contribuire -con la preghiera e con il sacrificio, con lo studio e con l’azione- alla realizzazione della finalità dell’Associazione” (Statuto Art. 17, comma 1). Questo implica che ognuno è protagonista del proprio cammino di fede e non un semplice recettore o esecutore passivo, per cui si impegna a partecipare alle iniziative di formazione proposte e ad approfondirle personalmente. In secondo luogo “l’adesione all’Azione Cattolica attribuisce al socio il diritto di partecipare alla elezione degli organi collegiali dell’Associazione e alla determinazione delle sue scelte fondamentali” (Statuto Art.17, comma 2).

La peculiarità della Azione Cattolica è sempre stata quella di definire obiettivi e finalità delle proprie linee programmatiche non basandosi sul carisma di un leader, ma affidandosi ad un lavoro certosino e paziente di elaborazione e confronto che assume i contributi provenienti dalle varie realtà associative (parrocchie, diocesi, regioni) Ogni tre anni, infatti, l’Associazione è chiamata a verificare l’efficacia e la validità del proprio cammino, chiedendo ai propri aderenti contributi che possano evidenziare punti di forza e criticità del cammino di fede. Al termine di questo processo l’Assemblea nazionale (composta da delegati di ogni diocesi) è chiamata ad approvare un documento finale che fungerà da punto di riferimento per gli itinerari di fede triennali. Ricordo quante ore trascorse ad elaborare emendamenti tesi a migliorare e ad approfondire il testo base, che sarebbe stato approvato, comma per comma, in seduta assembleare. Non solo, sottolineo il fatto che ogni triennio si rinnovano anche gli incarichi direttivi (Presidente , Vice-presidenti dei settori Giovani e Adulti, Responsabile dell’AC Ragazzi ) che possono essere rinnovati solo per un secondo mandato.

Marco Palareti

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