DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE

Carissimi,
come Settore Adulti, per l’anno associativo 2018-2019, proponiamo un
percorso che renda protagonisti gli Adultissimi nelle nostre realtà associative.
Tale percorso, che vuole ribadire l’importanza degli Adultissimi non solo per la vita del settore, ma per tutta l’associazione, si sviluppa intorno a tre temi centrali: la
generatività, il racconto e la spiritualità.
La generatività ci aiuta a comprendere che gli Adultissimi ci hanno preceduto nell’esperienza associativa, costituiscono la nostra memoria e hanno ancora tanto da offrire a tutta l’associazione.
Attraverso il
racconto gli Adultissimi sono chiamati a narrare la loro esperienza, il vissuto di fede, la spiritualità e la loro passione associativa alle nuove generazioni, partendo dai più piccoli.
Per concretizzare la proposta inviamo delle schede specifiche che vanno ad affiancarsi a ciascuna tappa del percorso ordinario dei gruppi Adulti e che gli Animatori potranno utilizzare senza stravolgere lo stesso cammino. Le schede ruotano attorno ai tre verbi
custodire, generare e consegnare, che delineano lo stile degli Adultissimi.
All’interno del percorso si inserisce il Pellegrinaggio, presso un Santuario mariano, presso un
luogo significativo per l’esperienza associativa oppure presso un luogo della memoria civile.
Il pellegrinaggio rappresenta un gesto “semplice” che vuole coinvolgere le associazioni regionali e diocesane, sempre con lo scopo di rendere protagonisti gli Adultissimi.
Sarà portata in pellegrinaggio, in ciascuna Regione, una riproduzione della statua di Maria Immacolata della Domus Mariae, con momenti di gemellaggio, incontro e preghiera.
I vari “passaggi di consegna” della statua all’interno della regione e i luoghi di pellegrinaggio saranno concordati fra gli incaricati regionali ed i vari Vicepresidenti e responsabili diocesani.
I pellegrinaggi si terranno a partire dall’
8 dicembre 2018 e fino al mese di Aprile 2019.
Nel mese di
maggio 2019, infine, vivremo il momento conclusivo di questo percorso con la partecipazione di una rappresentanza degli Adultissimi all’udienza del mercoledì con Papa Francesco.
Ulteriori indicazioni dettagliate, in particolare per i pellegrinaggi, saranno comunicate nelle prossime settimane agli Incaricati regionali. Sarà fornita anche una traccia per i momenti di preghiera
che saranno vissuti all’interno dei pellegrinaggi.
Grati per il vostro generoso impegno a servizio dell’associazione, vi salutiamo con affetto.


Maria Grazia, Giuseppe e don Fabrizio
Azione Cattolica Italiana – SETTORE ADULTI Triennio 2017-2020

 

PRIMA TAPPA: ACCOGLIERE
(Lc 19,1-10)
Zaccheo: uno di noi! Proviamo a dirci quello che questo brano mette in luce di utile per chi ha raggiunto una “certa età” ma, non per questo vuol mettersi in pensione dalla vita ma anzi, vuol proseguire con curiosità e una certa dose di intraprendenza nel cammino sempre “avventuroso” della vita.


CUSTODIRE
“Cercava di vedere Gesù”
La curiosità di Zaccheo è una cosa buona che gli permette di superare non solo la folla ma anche gli schemi della propria esistenza non certamente perfetta: continua a sperare che un incontro possa cambiargli la vita.
Rileggere con cuore benevolo la propria esistenza non vuol dire trovarne solo i lati buoni, le relazioni solide, ma capire che anche dove sono stati commessi errori, vissuti dolori e tradimenti; la persona che siamo diventati oggi (speriamo migliore) è in gran parte dovuta anche alla scoperta dei nostri limiti e dall’aver attraversato e superato
inevitabili conflitti. Custodire la memoria di questi passaggi e dargli un significato è un dono per noi stessi e per gli altri.


Proviamo a pensare a questi “passaggi” e a come ne siamo usciti.
Quali sono stati i criteri delle nostre scelte?
Oggi, a distanza di anni, ci sono occasioni dove poter scambiare queste “pillole di saggezza” verso le nuove
generazioni?
Ci vengono richiesti pareri e opinioni?
Sappiamo tramandare le nostre “ricchezze” come dono e non come un compito da svolgere?


GENERARE
“Zaccheo scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua… Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”.
La fretta e la gioia non sempre sono caratteristiche della persona anziana. Se da un lato una certa lentezza nei movimenti può essere giustificata dagli acciacchi, l’accoglienza e la gioia che da questa derivano non abbiamo scuse per non praticarle! Accogliere non solo nella casa ma accogliere prima di tutto nel cuore con la disponibilità alla novità. Generare così nuove relazioni o recuperare quelle accantonate da troppo tempo, messe in disparte perché: “quella persona non l’incontriamo più o perché non ci chiama più”. Viviamo in un tempo di relazioni anche virtuali. Cerchiamo di non rifiutare i social network che ci Permetterebbero di relazionarci anche con chi abita lontano. Però, non disdegniamo di preparare una torta e portarla dal vicino di casa, “quello che non saluta mai per le scale”… oppure al ragazzino solo in casa perché “ la mamma (straniera) lavora tutto il giorno..”
Si genera anche in tarda età anche se non biologicamente!


Proviamo a domandarci quante cose tramite il nostro intervento possono ancora venire alla luce.
Prendiamo ancora iniziative?
Siamo collaborativi in associazione con le nuove generazioni?
Tramite il nostro apporto possiamo realizzare incontri, momenti di preghiera comunitaria, mercatini, o
altro?


CONSEGNARE
“Ecco Signore io do la metà di ciò che possiedo ai poveri … e se ho rubato restituisco quattro volte tanto”
Non pensiamo solo al ‘vile denaro’ … quello non è il nostro vero tesoro! Il vero tesoro sono i nostri ricordi, gli amori della nostra vita, i valori per i quali ci siamo spesi: famiglia, affetti, lavoro … e i “poveri” di oggi non sono
solo i mendicanti ma tanta gente senza più entusiasmo nella vita. Le nostre storie sono una fucina di ricchezza e dare, consegnare agli altri questa ricchezza fatta di tradizioni, culture che vanno scomparendo è un bellissimo compito. Molte cose ci sono state donate ‘gratis’ e noi ce ne siamo appropriati, le abbiamo fatte nostre come se fosse un diritto acquisito del quale non esserne grati: la gratitudine può essere contagiosa e ci rende migliori. 


Proviamo a fare questo esercizio di riconsegna! E sarà come passare una fiaccola accesa fatta di narrazione gioiosa
. Si può organizzare in parrocchia un incontro fra generazioni, oppure comporre un libretto di ricette della
nostra città che altrimenti andrebbero perdute, si potrebbe pensare di realizzare un mercatino di oggetti usati e il
ricavato donarlo a chi ha necessità.

 

SECONDA TAPPA: ASCOLTARE
(Lc 10, 38-42)
Questo episodio della vita di Gesù, l’incontro con Marta e Maria, due sorelle così diverse, ci ha accompagnato:
l’abbiamo vissuto in maniera diversa nelle diverse tappe della nostra vita.


CUSTODIRE
“Maria, seduta ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola”
Tante volte ci siamo sentiti “Marta” e forse ci ha disturbato il fatto che Gesù sembrasse privilegiare Maria, quando, indaffarati fra famiglia, lavoro, impegni ecclesiali, arrivavamo a sera stanchi e la sua Parola o non riusciva a trovare spazio o il tentativo di ascoltarla doveva fare i conti con la stanchezza e il sonno. Ci sembrava di non essere in linea col Vangelo e questo ci disturbava.
Poi, ripensando alla nostra vita, ci siamo accorti che il Signore ci ha parlato anche attraverso le tante persone che abbiamo ascoltato ogni giorno. Forse non ci siamo seduti molto ai suoi piedi, ma la sua voce ci ha raggiunto nelle voci dello sposo, dei figli, di tutte le persone che abbiamo ascoltato, di quelle che chiedevano, a volte con le parole, a volte solo con lo sguardo o i gesti, di essere ascoltate, di quelle che invece ci hanno parlato per aiutarci, sostenerci nei momenti difficili.
Sappiamo fare memoria di questi ascolti, degli episodi, delle persone che abbiamo ascoltato o da cui siamo stati ascoltati e che sono stati significativi per la nostra vita?
Potremmo scrivere, annotare ricordi, persone, di cui magari non ricordiamo il nome, ma il volto, parole ascoltate che hanno dato senso, direzione, consolazione, ristoro alla nostra vita, parole dette, donate ad altri, o anche a volte rifiutate, presi dai molti affanni. Potremmo fare un “
taccuino della memoria” per custodire questa nostra storia, cogliere in essa Dio che ci ha parlato, ci ha detto il suo amore e, riguardandola, sentirne la gratitudine, taccuino da condividere poi con gli amici del Gruppo.


GENERARE
“Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose”
Fare memoria della nostra storia, come storia di ascolti dati e ricevuti, genera fiducia nella vita, ci aiuta a superare le ansie e gli affanni.
Quali sono oggi i nostri affanni, le nostre agitazioni? Gli affanni di ieri legati alle troppe cose da fare forse non ci appartengono più. Che peso hanno oggi nella nostra vita il senso di insicurezza diffuso, il timore di essere di peso agli altri, la paura della solitudine?
Rileggere la nostra vita può generare la fiducia che il Dio che ha  accompagnato la nostra giovinezza, l’età adulta accompagnerà anche la nostra anzianità, non ci lascerà soli.
Trasmettiamo questa fiducia, raccontando le cose belle che Dio ha fatto nella nostra vita e attraverso la nostra vita, anche alle nuove generazioni:
proponiamo di diventare “nonni” dei ragazzi dell’ACR, seguendo le loro attività, cercando occasioni per raccontare la nostra storia: personale, associativa, del nostro paese. Proponiamo in Associazione di incontrare noi “giovani del Concilio e del ’68” i “giovani del Sinodo” per mettere a confronto sogni e progetti.


CONSEGNARE
“Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta.”
Qual è la parte migliore che vogliamo consegnare? Senza dubbio il dialogo con Dio nella preghiera, l’ascolto della sua Parola. Ora abbiamo spesso più tempo a disposizione nella nostra giornata, nella nostra settimana per
l’incontro col Signore. Possiamo anche consegnare la disponibilità ad ascoltare figli, nipoti, che spesso cercano un ascolto libero da giudizi e consigli, fatto soprattutto col cuore; ad ascoltare amici, compagni di viaggio che vivono situazioni di fragilità, di malattia, di solitudine.
Riusciamo ad andarli a trovare, anche se sono cambiati, se fanno
fatica ad esprimersi, convinti che il loro parlare, a volte confuso e ripetitivo, è ancora degno di ascolto?
Possiamo chiedere ai ragazzi dell’ACR, ai giovani di accompagnarci nelle nostre visite a questi amici nelle loro case;
invitarli ad animare una Messa nella Casa di Riposo ove alcuni risiedono, per aiutarli a vivere l’esperienza dell’incontro con Dio attraverso la bellezza di una celebrazione che parli al cuore, anche se la mente è confusa.


TERZA TAPPA: DISCERNERE
(Gv 21,15-19)
Il brano del vangelo proposto lo abbiamo meditato tutti sicuramente tantissimo ed il più delle volte ci siamo soffermati sull’insistenza di Gesù nel chiedere e richiedere a Pietro: “… mi ami? … mi vuoi bene? ….”. Quando Gesù interroga Pietro interroga ciascuno di noi, e come Pietro forse non osiamo “allargarci tanto”, ma possiamo e vogliamo “osare un po’”: “Sì, un po’ amico lo sono, ho cercato di esserlo e ho cercato di essere pastore, pascolando quel piccolo gregge che mi hai affidato: la famiglia, gli amici, i colleghi di lavoro, il gruppo dell’AC, i ragazzi, le altre persone. Se cerchi persone infallibili sicuramente non ne faccio parte, ma se ti accontenti del mio poco eccomi, ti seguirò …”


CUSTODIRE
“… quando eri più giovane
ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi…”.
Il vangelo mette in evidenza due stagioni della vita: “quando eri giovane …” e “quando sarai vecchio”; due verbi: “eri” e “sarai”…
Quello che è stato e che posso ben ricordare, quell’ “eri più giovane” ci allarga il cuore; abbiamo tutti fatto “un sacco di cose”, abbiamo vissuto un tempo pieno di emozioni, attività, entusiasmo; abbiamo “girato il mondo
come un calzino”, ma ora la vita cambia e Gesù ci ricorda che non sarà sempre così, è il momento di comprendere che è il tempo di “tendere le mani”. Che fatica tendere le mani e lasciarci aiutare! È un atteggiamento per il quale, sia noi adulti o “adultissimi” sia i giovani, facciamo fatica.
Noi dimentichiamo spesso di essere stati giovani o forse, proprio perché ci sentiamo ancora giovani “nello spirito”, facciamo fatica a “
tendere le mani” ed accettare che il tempo passa e che è arrivato il momento di
ammettere di avere bisogno.
A volte il nostro “entusiasmo giovanile” è ancora troppo forte e c’è una sorta di timore o ritrosia a fare un passo indietro (o segnare il passo!) per permettere ad una persona più giovane dì esprimersi o impegnarsi, pensando che passando il testimone non vengono CUSTODITI quei valori e quelle espressioni di vita che ci hanno
accompagnato.

Discernimento della storia personale/familiare

GENERARE
“… ti porterà dove tu non vuoi”.
“Sognai e vidi che la vita è gioia. Mi destai e vidi che la vita è servizio. Servii e vidi che nel servire c’è gioia.”
(Tagore).
Questa è stata “la regola di vita” di ciascuno, insita nel nostro DNA di AC; ma non sempre siamo capaci di provare la stessa gioia nel farci servire. Per tutti è naturale la fatica di tendere le mani, di lasciarsi vestire, di lasciarsi accompagnare.
Dovremmo essere capaci di comprendere che l’entusiasmo dei giovani e la “flemma” dell’anziano sono due forze uguali e contrarie, che si contrappongono, ma per creare una sinergia e GENERARE dei cambiamenti attraverso il dialogo.
Diventa allora il momento di accogliere la “vecchiaia” come grazia. E’ uno stadio della vita che non tutti hanno conosciuto o conosceranno. Gesù stesso non lo ha conosciuto. Quindi è un tempo privilegiato, un tempo che ci permette di vivere in pienezza, di fare sintesi della nostra vita, è il momento del “grazie” e del “si”, è il tempo della bellezza e della riconoscenza, è il tempo della contemplazione e della preghiera.

Discernimento della storia di fede personale ….

CONSEGNARE
“… E detto questo aggiunse: “Seguimi” …
Spesso manca la capacità di mediazione tra le generazioni e nel tempo attuale ciò è molto evidente. Il giovane ha forza e vitalità e per i cambiamenti è supportato anche dalle nuove tecnologie; l’anziano ha le chiavi della “porta di casa” e si sente custode dell’abitazione.
L’anziano dovrebbe avere il coraggio di “aprire più spesso la porta” e far entrare i giovani, senza avere paura delle loro idee, facendosi da parte “pian pianino”, senza peraltro negare consigli e aiuti dati dall’esperienza..
Tutto questo comporta fatica ma è anche un bel ruolo poter fare il “passaggio di CONSEGNE” con la consapevolezza che è un po’ quello che abbiamo scelto quando abbiamo deciso di avere un figlio naturale, adottato o preso in affido.

Confronto delle esperienze personali, per riscoprire le tappe della vita ma non in modo nostalgico; individuare cosa è stato scritto nella roccia; chiedersi se è quello che vogliamo consegnare, che siamo capaci di mettere su mani aperte; chiedersi se siamo pronti a lasciare che altri possano fare tesoro della nostra esperienza.

∞ ∞ ∞

Fare memoria dei “proverbi vecchi” condivisibili nel contesto della mia fede (ad es. Dio vede e provvede)
Trovare ed inventare “nuovi proverbi”
Per “fare sintesi” proporre l’attività della “Scatola dei ricordi”: si utilizzano foglietti di due colori diversi, nei
quali scrivere ricordi positivi e negativi (anche le difficoltà hanno segnato la nostra vita); una volta scritti
ciascuno sceglierà quali ricordi abbandonare e quali conservare.


QUARTA TAPPA: PRECEDERE NELL’AMORE
(Lc 10,1-16)
[…] Non c’è nulla che desti tanto sospetto quanto l’esperienza di certi adulti. Specialmente quando viene esibita con quelle antipatiche notazioni di moralismo e con quelle intenzioni normative che non lasciano respiro a ipotesi di segno contrario e finiscono, in ultima analisi, col dare ragione al sorriso beffardo degli scettici.
… Occorre, perciò, tantissimo pudore quando si ricorre all’esperienza personale. Se no, si corre davvero il rischio che essa, se non proprio controproducente, diventi per lo meno insignificante …
Sapete perché ho voluto dirvi queste cose?
Perché abbiate a comprendere bene il senso di una frase che vi sentite spesso ripetere: “di Gesù Cristo, possiamo trasmettere agli altri solo ciò che abbiamo sperimentato”.
E’ una verità sacrosanta. Perché il Maestro non si lascia descrivere dagli specialisti del semplice “per sentito dire”.
Non tollera il racconto sulla sua persona, se chi lo fa non avvalora quel che dice con le stigmate luminose di ciò che
vive.
In questo caso l’esperienza … rifugge lo stile sentenzioso e privilegia il codice di trasmissione dell’esempio. E’
contrassegnata dal contagio della gioia e non lascia trasparire la smorfia del disappunto. […]
(Don TONINO BELLO, Scrivo a voi ….. Lettere di un vescovo ai catechisti)


CUSTODIRE
“Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.”
Ascoltare e raccogliere quanto vissuto nella vita cristiana e associativa.
Tutto quello che ha sostenuto la nostra vocazione alla vita nelle sue svariate forme.
Una vita piena di amore per la Chiesa e il mondo in “Preghiera, Azione e Sacrificio”.
Una vita che ha segnato la nostra famiglia, il lavoro e la comunità cristiana.
Una storia, di Amore, di Gesù e di quanti ci sono stati vicini, che è iniziata prima di noi, ci ha preceduto, ci ha accompagnato e che noi possiamo tramandare ad altri.
Sostenere chi è affaticato e stanco nella convinzione che ogni cosa, anche piccola, ha un valore grande ed è degna di essere trasmessa.
Raccontare la nostra storia associativa, quando abbiamo conosciuto l’associazione e grazie a chi. Chi sono
stati i nostri testimoni. Per quale motivo abbiamo scelto di farne parte e perché continuiamo?
Organizzare un momento di preghiera di ringraziamento per la vita vissuta in AC.


GENERARE
“In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa”
Essere disponibili nell’Amore: gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo.
Testimoniare che l’amore del Padre è per tutti, senza esclusioni ed è ricolmo di Misericordia.
Una capacità di generare che si alimenta nella spiritualità e che si esprime nell’attesa, ascolto e condivisione.
Una vita associativa di Adulti per accompagnare i ragazzi e giovani all’identica esperienza.
Generare nuove e giovani forme di vita associativa.
Un esempio: l’albero (vecchio) che riprende a produrre con l’innesto di rami nuovi (giovani).
Chi rimane in Gesù porta molto frutto. Non dobbiamo continuare a ricordare il passato con nostalgia e temere l’oggi che si vive: il tempo non può essere restituito.


Guardare avanti con fiducia.
Sappiamo generare entusiasmo nelle giovani generazioni o il nostro aderire è stanco e carico di rimpianti
del passato?
Creare una mostra dei “cimeli” associativi e tramite essa raccontare ai giovani la storia dell’AC.

CONSEGNARE
“Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. “

L’amore ricevuto deve essere donato, consegnato ad altri, soprattutto ai più giovani.
L’entusiasmo cristiano non è qualcosa di psicologico, è vivere in Dio, della vita di Dio, nel suo Amore, ossia nello Spirito Santo, credere per provare a vivere le Beatitudini.
Gesù si è fatto dono in noi, per farci in lui doni per i fratelli: gratuitamente (mi) avete ricevuto, gratuitamente (voi) date a tutti.
Portare prima di tutto, davanti a tutto e nonostante tutto la gioia e l’entusiasmo di una vita associativa vissuta nel Vangelo.
La speranza che ci guida, avendo visto la realtà della presenza del Signore, va consegnata ad altri, come ci è stata consegnata a partire dai genitori, da quanti ci sono stati vicini … dai santi.

La nostra vita non termina ma si trasforma.
Quale valore, vissuto nella nostra vita quotidiana, riteniamo essere il più importante da trasmettere alle
nuove generazioni?
Raccontare e raccogliere le testimonianze delle tradizioni del nostro Paese perché non vadano perdute
(lavori di una volta, feste, tradizioni, giochi …) e creare dei laboratori per insegnare ai più giovani I lavori
che si stanno perdendo.


QUINTA TAPPA: ACCOMPAGNARE LA VITA
(Lc 10,25-37) Il Buon Samaritano
Il buon Samaritano: in ogni momento della vita ci viene chiesto chi è il nostro prossimo, e quale posto occupa nel
nostro cuore.


CUSTODIRE
“E chi è il mio prossimo?”
Gesù ha ribaltato completamente la prospettiva del dottore della legge e anche la nostra. Non dobbiamo catalogare gli altri per decidere chi è il mio prossimo e chi non lo è. Dipende da noi essere o non essere prossimo
della persona che incontro. Certamente, quando le forze vengono meno è più difficile dedicarci agli altri. E’ in questi momenti però che tiriamo le somme, per capire se siamo stati samaritani o leviti, se abbiamo agito o solo predicato. Il custodire chiede: bontà, compassione, capacità di attenzione, tenerezza.

Non è mai troppo tardi per essere vicini agli altri.
La nostra fede ha prodotto e continua a produrre opere buone?
Siamo riusciti a coinvolgere altri in quest’ opera?
Nel libro di Atti si ricorda che “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”:
abbiamo fatto nostro questo messaggio? Cosa possiamo trasmettere ai giovani?

GENERARE
Vide e ne ebbe compassione
Le azioni che accomunano il sacerdote, il levita e il samaritano sono due: “Percorrere la strada” e “Vedere”.
Queste due semplici azioni generano reazioni completamente diverse: tutti e tre “vedono” ma solo nel samaritano l’immagine che ha difronte gli penetra nel profondo e genera compassione.
Anche noi nella nostra vita percorriamo strade, incrociamo persone e vediamo fragilità e sofferenze. E anche per noi, il nostro “vedere” può essere superficiale e sterile facendoci “passare oltre”, oppure può essere profondo e fecondo trasformando la nostra vita e generando gesti d’amore.
A noi la scelta: in qualunque luogo, a qualunque età, in qualunque stato di vita possiamo esercitare lo sguardo e da questo generare gesti concreti e opere di bene.


Quali situazioni di “sofferenza” incrocio durante la mia giornata?
Quali reazioni mi provocano? Mi “scivolano addosso e passo oltre” o mi interrogano e mi fanno reagire?
Facciamo memoria di chi abbiamo accompagnato, curato, fasciato nella nostra vita. Anche se non sono
più giovane e sono affaticato, ho ancora modo di curare, fasciare e generare gesti d’amore?

∞ ∞ ∞

Non servono gesti eclatanti o azioni evidenti alla società ma semplicemente “farsi vicini” e “prendersi
cura”. Posso diventare il “nonno”/la “nonna” dei ragazzi dei mio quartiere?
Vado a trovare il mio vicino di casa per sapere come sta?
Mi ricordo degli anniversari, dei compleanni, di chi è solo? Gli faccio una telefonata? Gli scrivo una lettera?
La mia casa ha le porte aperte: invito mai qualcuno a prendere un caffè e a passare un po’ di tempo
assieme?

CONSEGNARE
Gesù disse:” Va’ e anche tu fa’ così”

Noi possiamo ringraziare il Signore per i benefici ricevuti, e riempiere il vuoto dell’ingratitudine che lo circonda.
Possiamo intercedere per le attese delle nuove generazioni e dare dignità alla memoria e ai sacrifici di quelle passate. Noi possiamo ricordare ai giovani ambiziosi che una vita senza amore è una vita arida. Possiamo dire ai giovani paurosi che l’angoscia del futuro può essere vinta. Possiamo insegnare ai giovani troppo innamorati di sé stessi che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. I nonni e le nonne formano la “corale” permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel
campo della vita. Le parole dei nonni hanno qualcosa di speciale per i giovani. E loro lo sanno.” (Papa Francesco)

Cosa possiamo consegnare alle nuove generazioni?
Come essere compagni di strada?

∞ ∞ ∞

Le scuole hanno bisogno della presenza di pensionati che diano una mano a seguire i bambini stranieri
nell’apprendimento della lingua. Le famiglie straniere necessitano di aiuto per inserirsi nel tessuto sociale
e conoscere la realtà in cui vivono. Tanti bambini non hanno chi li possa seguire nei compiti pomeridiani,
dar loro un aiuto è un grande dono non solo per loro ma anche per noi.

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