UNDER CONSTRUCTION _ CAMPO GIOVANISSIMI AZIONE CATTOLICA _ 1-6 AGOSTO 2017 PRATI DI TIVO

Cosa dire? Il campo è sempre un’esperienza spettacolare! E’ una di quelle esperienze che ti insegna a crescere, ti regala emozioni e soprattutto ti apre le porte per scoprire te stesso. Durante la settimana ho avuto modo di mettermi alla prova, sperimentare i miei limiti e godermi tutto a pieno: sono le piccole cose, le persone che ci sono sempre che rendono speciale questo cammino. L’atmosfera che in ogni campo si crea regala gioia a chiunque sia nei paraggi, si fanno tante nuove conoscenze e ci si apre a Dio porgendogli, e non per modo di dire, il proprio cuore tra le mani. Quest’estate si è toccato un tema profondo e bello, che ci ha colpiti particolarmente; la libertà parlando dei nostri sogni, quei desideri che fin da bambini abbiamo tenuto a chiave nel cassetto, e delle nostre schiavitù che ci teniamo dentro e ci imprigionano innalzando muri tra noi e le altre persone…  La prima giornata, il martedì, appunto, l’abbiamo trascorsa a riconoscere i nostri mattoni, i mattoni che formano il nostro muro come primo passo per percorrere questa lunga strada. Durante la serata ci siamo divertiti, invece, a cercare l’assassino della nostra capo campo in un clima all’insegna del giallo. Il secondo giorno, mercoledì,  ci siamo cimentati nell’ardua impresa di ammettere quanto ci facciamo prendere dai vari “miraggi” che la vita ci presenta (apparire, possedere, finta libertà, desiderio di morte) attraversando ognuno il proprio deserto, simboleggiando il tutto riempiendo un vasetto in cui, per ogni tappa, che sia oasi o miraggio, versavamo un po’ di sale di vari colori in base a quanto ci avessero colpito e inserendo dentro essi anche un bigliettino con scritto quale fosse il nostro punto fermo, il nostro luogo sicuro. Durante la Messa ognuno di noi ha posato il proprio vasetto nel deserto che gli educatori avevano creato davanti all’altare. Il gioco della seconda serata si intitolava “Ritorno al passato” e lo scopo era quello di superare quattro prove per tornare al tempo reale. La giornata di giovedì è stata molto intensa: prima di partire per una camminata immersi nella natura illuminati dalla Luce di Dio ci siamo soffermati a pensare più in grande, a cosa per noi è importante o ci portiamo dietro, una corsa verso le nostre priorità che ogni giorno inseguiamo: gli educatori ci mandavano dei messaggi attraverso un gruppo Whatsapp con le varie parole tra cui avremmo dovuto scegliere le nostre e capire dove fossero situate per andare subito a prendercele, ma se si arrivava tardi quella parola che ci rappresentava noi l’avevamo persa perché i fogli erano meno del previsto; questo per farci capire quanto sia importante salire sul treno delle opportunità appena esso passa altrimenti lo si può perdere per sempre. Con le parole che abbiamo ricavato abbiamo scritto una frase su un cartoncino che poi abbiamo fatto diventare una piccola lumaca nel nostro deserto rappresentando l’impegno con il quale, pian piano, quella lumaca si sarebbe affermata in noi con sempre più perspicacia. Appena fatto ciò siamo partiti e durante il nostro cammino abbiamo incontrato tre testimoni: nella prima tappa abbiamo conosciuto una coppia di sposi che ci hanno raccontato della loro storia e di come sono riusciti ad accogliere “chi la società rifiuta” nella loro casa; nella seconda tappa abbiamo incontrato Don Luca, un sacerdote di circa trent’anni che ci ha raccontato la sua conversione e la sua vocazione a seguito di vari episodi che lo hanno fatto diventare da donnaiolo frequentatore di discoteche, un uomo degno di essere una guida per tutti noi Cristiani; nella terza tappa, infine, abbiamo ascoltato la testimonianza di una cantante lirica che ci ha parlato di come abbia iniziato a cantare nel coro della Chiesa del suo paese e come adesso vada in giro per il mondo a cantare la Parola di Dio. Durante queste tappe è stato consegnato ad ognuno un pezzo di carta con il nostro nome che ci è servito durante la serata in cui si è svolta la veglia, un’esperienza a sé che ha cambiato il mio modo di vedere le cose: mentre pregavamo, mentre cantavamo Dio era con noi, tutti lo abbiamo percepito. Con quei pezzi di carta incollati insieme abbiamo formato una vetrata che come ci hanno spiegato rappresentava ognuno di noi, che come il vetro della Chiesa, attraversato dalla Luce di Dio, prende il proprio colore. Come secondo gesto abbiamo acceso delle candeline che simboleggiavano il cielo stellato riflesso sulla Terra e come ultimo gesto ognuno di noi ha aperto la Bibbia trovando e leggendo la parola che Dio avrebbe voluto farci arrivare quella sera stravolgendoci nel profondo del cuore quando ognuno si è ritrovato nelle parole scritte. La veglia era incentrata sul dialogo tra un educatore ed un giovanissimo che è servito a far capire a tutti noi qual è l’atmosfera giusta per pregare e che la preghiera è personale ed ognuno può dialogare con il Signore come meglio crede. Il venerdì è stato il giorno che mi è piaciuto di più, il giorno in cui abbiamo cercato di superare tutte le barriere, tutte le prigioni, il giorno in cui abbiamo pensato al nostro futuro e a chi deve farne parte insieme a noi, abbiamo cercato di capire quale sia la vera libertà perché la libertà non è quella che pensiamo noi in cui facciamo “quel che ci pare”, la vera libertà è essere consapevoli di quel che si è ed esprimerlo senza paura nel rispetto dell’altro, è sapersi contenere e controllare in tutte le cose, è vivere come Dio ci ha insegnato. Nell’attività del mattino abbiamo ricordato la Parabola del Figliol Prodigo e nei vari gruppi abbiamo riflettuto su come Dio ci perdoni ogni volta che commettiamo un peccato e di come ci riporti nella retta via non lasciandoci mai soli. In seguito, come il Figliol prodigo è stato chiesto a noi di pensare ai nostri sogni e progetti futuri e nella seconda fase ci è stato chiesto per chi c’era spazio tra le nostre ambizioni cercando di farci capire che nel nostro futuro una figura importante è il prossimo e mai solo sé stessi. Nel pomeriggio si è svolta la Penitenziale, aiutati da molti sacerdoti che sono venuti per noi e che ringraziamo. Io personalmente ho vissuto questo momento come pieno di emozioni riuscendo ad aprire ed esprimere le mie più grandi fragilità. La serata, Sarabanda, si è svolta, in conclusione, giocando, divisi in quattro squadre, ballando e cantando tutti insieme. Il penultimo giorno, il sabato, ci è stato chiesto di suddividere i nostri sogni in DOC e di plastica con la distinzione sostanziale del condividere o no con l’altro il proprio obiettivo basandoci su un video in cui persone famose e comuni gestivano i propri sogni ormai realizzati in diversi modi: chi condividendo e donando al prossimo parte  del proprio ricavo o beneficio e chi tenendosi tutto per sé. Nel pomeriggio è stata organizzata un’attività davvero bella in cui ognuno di noi sceglieva il proprio sogno più vero e lo raffigurava, in qualsiasi forma (scrittura o disegno) su un foglio che poi abbiamo arrotolato e inserito in una bottiglietta che, dopo aver chiuso, abbiamo etichettato, come il vino DOC, con il nostro nome, il nostro sogno, la data di produzione e la data di scadenza. La serata è stata magnifica: dopo esserci vestiti tutti da animali della giungla ed aver ballato, per squadre, una canzone, è arrivato il finale a sorpresa organizzato per due educatori speciali che stanno per sposarsi: due ragazzi del campo che sapevano suonare gli hanno portato una serenata e abbiamo ballato tutti insieme felicemente. L’ultimo giorno, la domenica, ci siamo svegliati con la consapevolezza e la tristezza di doverci lasciare e durante la mattinata abbiamo pianto e condiviso le varie impressioni e i ringraziamenti da parte di noi ragazzi e degli educatori. Dopo l’arrivo dei nostri genitori e il pranzo tutti insieme, in gruppi abbiamo svolto diverse attività: in un primo momento abbiamo giocato a Taboo divisi in due squadre per individuare le parole che ci sarebbero servite in seguito per la preghiera dei fedeli durante la Messa nel pomeriggio. Successivamente gli educatori hanno messo in scena una piccola discussione genitori-figli della vita quotidiana dove si poteva percepire una figlia non ascoltata e stufa dei litigi tra i genitori, ma anche svogliata, un padre che prende decisioni per la figlia e una madre altalenante tra due posizioni e pronta a dare la colpa a chiunque tranne che a sé stessa. Dopo la scenetta ci si è ridivisi in gruppi e ci si è confrontati separatamente, genitori da una parte e figli dall’altra, per poi mettere di nuovo insieme i pareri ed arrivare ad una soluzione comune. La giornata si è conclusa con la Messa celebrata dal nostro Vescovo Michele che ringraziamo per essersi messo a nostra disposizione, e con gli arrivederci e gli abbracci di tutti noi. Alla fine di questo cammino ci tengo particolarmente a ringraziare tutti gli educatori che come sempre sanno essere un punto di riferimento e una spalla pronta ad ascoltarci, che ogni giorno dedicano del tempo prezioso a loro disposizione per noi e che ci vogliono un bene dell’anima che si percepisce solo a guardarli. Ringrazio davvero di cuore Attilio e Don Massimo che sanno essere delle guide spirituali, dei libri aperti pronti a darci delle risposte a tutte le domande che ci poniamo, che ci insegnano la Parola di Dio con una gioia infinita, che trasmettono un amore grandissimo verso chiunque abbia bisogno, che ci ascoltano e non giudicano mai ciò che noi diciamo o pensiamo, ma cercano di comprenderlo sempre. Voglio concludere con un augurio per tutti noi: non ci arrendiamo mai, non smettiamo mai di essere quel che siamo, non trascuriamo mai né Dio né l’Azione Cattolica perché è una cosa bella, anzi bella è dire poco e dobbiamo custodire questo tesoro noi che possiamo e ci siamo; che Dio ci aiuti!

Beatrice Saccomandi, parrocchia di Guardia Vomano

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